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     FILOSOFIA ORIENTALE 

 

 

 

 

Carissimi amici “lettori” in questo spazio mi piacerebbe metterci dentro tutto ciò che ho appreso sulla Filosofia Zen ma avrei bisogno di tanto tempo, perciò mi limiterò a trascrivere alcuni pensieri di “vita” del grande Maestro Lao Tzu tramite la penna di Osho.

Spero che l’iniziativa sia di vostro gradimento, perché penso sinceramente che ogni tanto ognuno di noi dovrebbe “fermarsi” e sentire il profondo del proprio cuore e preferirlo alla razionalità.

          Commenti, consigli e suggerimenti verranno accolti dalla mia e-mail: ohashi55@tiscali.it

                                                           … buona lettura

 

 

Ama i tuoi figli ma non cercare di possederli.
Ama tua moglie o tuo marito, ma non cercare di possederlo.
Quando cerchi di possedere qualcosa in un senso profondo vieni posseduto tu stesso.
Il possessore è posseduto.
Non possedere.
Il possesso è un tentativo di distruggere il centro dell’altro: l’altro vi si opporrà, e nel tentativo il tuo stesso centro andrà distrutto.
Resterà solo il ciclone, senza centro.
Sii nel mondo senza essere nel mondo.
       Lascia che qualcosa, nel profondo di te, resti trascendente, lascia che galleggi nel cielo: radici nella terra,           rami nel cielo.

 

     

 

Dice: accetta ogni cosa com’è, non scegliere.
Sembra semplice, eppure è la cosa più difficile che ci sia, perché la mente tende costantemente a scegliere.
La mente vive della scelta; se cessi di scegliere, la mente si estingue.
Perciò la via di Lao Tzu per estinguere la mente è: non scegliere.
Lao Tzu non prescrive mai alcuna meditazione: non occorre meditazione.
Semplicemente non scegliere, vivi la vita come viene, lasciati scorrere.
Non sforzarti di arrivare a nulla, non tendere a un fine: godi il momento presente nella sua totalità, e non preoccuparti del futuro o del passato.
Allora sorge una sinfonia nella tua anima,il più alto e il più basso si incontrano in te, e ti trovi a possedere una grande ricchezza.
Se sei solo il più alto, sei povero, perché sei come una collina che non ha valli intorno: non è un gran che come collina.
Le valli creano profondità, creano mistero: in esse è la poesia.
La vetta è semplice, matematica, ma la valle è delle ombre, del mistero.
La vetta senza la valle è povera; e la valle senza la vetta è povera anch’essa, perché non ha che l’oscurità.
Il sole non la irrora mai della sua luce, perciò è umida, cupa, triste.
La ricchezza consiste nell’essere vetta e valle contemporaneamente.

 

     

 

Che cos’è l’odio? È una tendenza ad allontanarsi.
Che cos’è l’amore? È una tendenza ad avvicinarsi.
L’odio tende a separare, l’amore ad avvicinare, a congiungere, ad unificare.
L’odio vuol dire diventare due, diventare indipendenti;
l’amore vuol dire diventare un solo essere, interdipendenti.
Odiando ti allontani dalla persona amata: ma, nella vita di ogni giorno si ha bisogno appunto di un allontanamento, per potere poi tornare ad avvicinarsi.
E’ come nel mangiare.
Quando hai fame mangi, e ti sazi, e la fame cessa.
L’amore è cibo.
E’ cibo sottile, cibo spirituale, ma è cibo: l’amore nutre.
Amando qualcuno, ti sazi, e la tua fame cessa; allora si genera il movimento che ti allontana da quella persona, e vi separate.
Finchè torni ad aver fame, e di nuovo senti il bisogno di amare, di perderti nell’altro.
E’ come per il cibo: dopo mangiato, per quattro, cinque, sei ore ti dimentichi del cibo; non passi la giornata seduto in cucina, o seduto alla mensa; te ne vai, e, improvvisamente, sei ore dopo, eccoti di ritorno; è tornata la fame.
L’amore ha due facce: la fame e la sazietà.
Quando capirai che l’odio non è che la situazione in cui si genera la fame, l’odio diverrà per te parte dell’amore, e arricchirà l’amore; l’ira diverrà per te parte della compassione.
Una compassione che non contiene in sé la possibilità dell’ira, è impotente, è priva di energia; una compassione che contiene la possibilità dell’ira ha forza, ha respiro.
L’amore senza possibilità di odio ammuffisce.
Così il matrimonio diventa una prigione.
Ma un amore che contiene anche l’odio contiene libertà: non ammuffisce mai.
Quando amate, amate veramente, amate totalmente;
quando odiate, odiate veramente, odiate totalmente; e scoprirete la bellezza di entrambe le cose.

 

    

 

 

… Muoviti senza muoverti. Agisci senza agire.
Se l’agire e il non agire si incontrano, in te sorge l’armonia, in te nasce una bellezza che non è contrapposta alla bruttezza, bensì che comprende anche la bruttezza dentro di sé.
Guarda un cespuglio di rose, guarda il fiore, guarda le spine.
Le spine non sono contro il fiore; anzi, lo proteggono.
In una persona veramente armoniosa nulla è respinto.
Respingere qualcosa è antagonismo verso l’esistenza.
L’arte di esistere è l’arte di assorbire tutto.
L’arte di trasformare ogni cosa in un mezzo: se trovi un sasso in mezzo al sentiero, non respingerlo, usalo come gradino.

 

   

 

Mi viene in mente un aneddoto che risale agli inizi del mondo. Quando Dio ebbe messo a punto i Dieci Comandamenti, prese contatto con tutte le razze e le tribù che popolavano la terra, e chiese loro se volevano i suoi Comandamenti.
Gli Arabi si mostrarono cauti e chiesero:
< Cosa dicono questi Comandamenti?>.
< Per esempio > disse Dio < un Comandamento dice: non rubare >.
< Ma questo non va bene > risposero gli arabi; < non possiamo prendere i tuoi Comandamenti, perché gran parte della nostra sussistenza proviene dal derubare i viaggiatori >.
Dio si rivolse allora ai Francesi, ma anch’essi vollero sapere che cosa comandavano questi Comandamenti.
Quando Dio arrivò a < non commettere adulterio >, i Francesi lo fermarono e, scotendo la testa desolati, dissero: < Non crediamo che questi Comandamenti, specialmente quest’ultimo, vadano bene per noi >.
Dio offrì i suoi Comandamenti a molti altri popoli: ma tutti li rifiutarono, in quanto inadatti al loro modo di vita.
Alla fine, disperato, Dio andò dagli ebrei.
Mosè chiese: < Quanto costano?>.
Dio rispose: < Sono completamente gratis >.
< Bene >, disse Mosè < Allora li prendiamo tutti. E’ possibile averne due copie?>.
Calcolatori, matematici, scaltri, intelligenti: gli Ebrei sono solo il 2% degli abitanti della terra, ma a loro va il 18% dei premi Nobel.
Sono il 2% degli abitanti della terra, ma quasi governano il mondo: e dovunque sono respinti, dovunque li si condanna.
Sono estremamente pratici ed intelligenti.
I tre uomini che hanno lasciato la loro impronta su questo secolo erano tutti e tre ebrei: Marx, Freud ed Einstein.
Tre uomini che hanno influito sulle sorti del mondo, tutti e tre ebrei.
Com’è possibile una cosa del genere? E’ semplice: gli Ebrei sono gente pratica.

 

    

 

 

 

Si racconta questa storia.

Un giorno Lao Tzu viaggiava con i suoi discepoli, ed arrivarono ad una foresta, dove migliaia di boscaioli abbattevano gli alberi per costruire un grande palazzo.

Avevano raso al suole quasi l’intera foresta: ma, in mezzo ai tronchi abbattuti, un grande albero, un albero con migliaia di rami, era rimasto ritto verso il cielo.

Era così grande che 10.000 persone potevano sedersi nella sua ombra.

Lao Tzu mandò i suoi discepoli a chiedere perché quest’albero non era stato tagliato, mentre l’ntera foresta era stata ridotta ad un deserto.

E i boscaioli risposero:
< E’ un albero inutile. Ha i rami nodosi, che non se ne può far nulla.

Non c’è un pezzo che sia abbastanza diritto da farne travi.

Non va bene per farne mobilio.

E il legno, bruciando, fa un fumo che irrita gli occhi, che quasi acceca, perciò non va bene neppure come legna da ardere.

E’ un albero inutile. Perciò non l’abbiamo tagliato >.

Quando i discepoli ebbero riferito la risposta a Lao Tzu, egli rise, e disse: < Siate come questo albero, completamente inutili; e nessuno vi farà del male.

Se siete diritti, sarete tagliati e diventerete mobilio in casa di qualcuno.

Se siete belli, sarete venduti al mercato, sarete ridotti a merce.

Siate come questo albero, completamente inutili: nessuno vi farà del male; e voi crescerete alti e vasti, e migliaia di esseri umani troveranno riposo nella vostra ombra >.


 

 

       

 

 

Se hai lavorato sodo tutto il giorno quando torni a casa la sera sei già mezzo addormentato, non pensi che a dormire, stai morendo di sonno. Né poveri, né mendicanti soffrono d’insonnia, solo i ricchi hanno questo disturbo. L’insonnia è un lusso, non tutti se lo possono permettere. Solo persone che non hanno mai lavorato in vita loro e passano il tempo ad oziare non riescono a dormire.
La loro logica è folle, eppure la loro logica è logica pura.
Preparandosi tutto il giorno a dormire essi pensano che, quando viene l’ora, il sonno arriva facilmente.
Tutto il giorno si sono riposati e rilassati, aspettando con tranquillità la notte, e preparandosi al sonno, e la notte scoprono di non poter dormire. Com’è possibile?
Come puoi dormire la notte, se ti rilassi tutto il giorno?

 


      

 


Il novantanove per cento della gente non riesce a dormire, e soffre d’insonnia, in realtà soffre a causa della mente, solo l’un per cento soffre di un disturbo reale.
Il novantanove per cento è semplicemente soggetto a disturbi mentali: si sono convinti di non riuscire a dormire e fanno ogni sforzo a creare l’intera tensione. Qualunque cosa tu faccia il fare stesso non ti permetterà di addormentarti.
Per questo quando sei eccitato, con la mente che ribolle di attività, non riesci ad addormentarti. Ma appena l’eccitazione svanisce e la mente non ha più niente da fare, ti basta semplicemente appoggiare la testa sul cuscino e subito ti addormenti – non devi far altro. E’ tutto qui! Appoggi la testa sul cuscino e sprofondi nel sonno.
Ma chi soffre d’insonnia non ci crederà mai. Sdraiati semplicemente e non preoccuparti più del sonno, dimenticalo. Godi il semplice essere abbandonato sul letto, godi il tepore delle coperte, godi questa sensazione di protezione, il calore del letto. Limitati a goderne.

A volte è bello gioire del semplice respiro – sei vivo e respiri. Non tutti hanno questa fortuna.
E’ così bello talvolta, respirare soltanto ti dona un riposo straordinario.

 


     

 

 

Mi è stato raccontato di un mistico Sufi (saggio), che, viaggiando, giunse ad una città; e, poiché la sua fama era già pervenuta a quella città, e il suo nome era ormai noto a tutti, una gran folla si adunò, e gli chiesero di predicare.
Ma il mistico disse: < Attenzione, la mia saggezza è mescolata con la follia, i miei insegnamenti vi confonderanno; è meglio che mi consentiate di tacere>.
Ciò sortì l’effetto opposto: gli abitanti della città furono incuriositi dalla sua personalità, e, più egli ricusava, più insistevano.Alla fine dovette promettere loro che quel venerdì sarebbe venuto al tempio ed avrebbe parlato.
< E di cosa volete che vi parli?> egli chiese.
< Parlaci di Dio> gli dissero.

Quel venerdì tutta la cittadina era riunita nel tempio per ascoltarlo, perché quell’uomo aveva fatto scalpore.
Il mistico si alzò in piedi e disse:
< Volete che vi parli di Dio. Sapete qualcosa di quello di cui vi debbo parlare?>.
E gli abitanti della cittadina risposero:
< No, non sappiamo>.
< Allora è inutile> disse il mistico, se non ne sapete nulla, siete impreparati a capire quello che potrei dirvi. Sarebbe futile parlare>.
Ed uscì dal tempio.

Gli abitanti della cittadina non sapevano che fare; ma riuscirono a persuaderlo a ritornare il venerdì seguente.
Il venerdì seguente cominciò con la stessa domanda:
< Sapete qualcosa di quello di cui vi debbo parlare?>.
Gli abitanti della cittadina si erano preparati questa volta, e dissero: < Sì, sappiamo>.
Ma il mistico disse:
< In tal caso, non c’è bisogno ch’io parli.
Se già sapete, basta.
Perché seccarmi e perdere il vostro tempo?>.
E se ne andò.

Gli abitanti della cittadina erano sbalorditi, ma il loro interesse per quell’uomo era alle stelle: doveva nascondere un segreto!
Di nuovo riuscirono a persuaderlo a ritornare.
Egli tornò, e pose loro la stessa domanda:
< Sapete qualcosa di quello di cui vi debbo parlare?>.
Ora gli abitanti della cittadina si erano fatti ancora più scaltri, e risposero:
< Metà di noi sa, e metà di noi non sa>.
Il mistico disse:
<Benissimo, allora quelli che sanno possono dirlo a quelli che non sanno>.

 


      

 

… Prova a pensare a un fiume in una fredda giornata invernale.
Quando si formano i primi ghiacci, parte della superficie dell’acqua si sta gelando.
Con l’aumentare del freddo, la temperatura scende sotto le zero e tutto il fiume si ghiaccia.
Ogni movimento, ogni fluire è cessato.
La consapevolezza è un fiume, una corrente – con l’aumentare dei pensieri la corrente si gela.
Se i pensieri sono troppi, se le barriere della mente sono eccessive, ogni fluire diventa impossibile. E il fiume si congela completamente. E tu sei già morto.

Ma se il fiume scorre in libertà, se scioglie i ghiacci, se ridai vitalità a ciò che si era congelato, a tutti i pensieri…
Ecco l’essenza della meditazione: uno sforzo per sciogliere il ghiaccio dei pensieri.
Essi possono essere ricondotti al flusso della consapevolezza.
Quindi il fiume riprende a scorrere, e la sua corrente è di nuovo vitale, va verso il mare danzando.
Ma perché molta gente ama chiudersi nel ghiaccio?Perché un fiume gelato non può muovere verso il mare. E il mare significa morte.Il fiume dovrà scomparire, svanire per sempre, diverrà uno con l’infinito, non sarà più un individuo.

Quando la mente ha paura, diventa un vortice di pensieri.
E se sei un uomo di troppi pensieri, dal mattino alla sera, e dalla sera al mattino, continui a pensare: di giorno sono pensieri, una frequenza ininterrotta di pensieri, e la notte sogni solo sogni, all’infinito – il tuo fiume è congelato. E anche questa è una conseguenza della paura:
il tuo fiume è gelato al punto che non puoi muoverti, quindi l’oceano rimarrà sempre lontano.
Se ti muovessi, cadresti inevitabilmente nell’oceano.

La meditazione è uno sforzo per scongelarti.
Un po’ alla volta i pensieri si scioglieranno come neve al sole torneranno a scorrere in un unico flusso, e la mente ritornerà ad essere una corrente.
Ora niente più ti trattiene: senza più ostacoli scorri verso il mare.

 


     

 


Un uomo che ha paura della morte avrà sempre timore della vita, avrà paura dell’amore, poiché l’amore è un fiore – l’amore non assomiglia al denaro.
Un uomo che ha paura della vita si potrà sposare, ma non si innamorerà mai.
Il matrimonio assomiglia al denaro, mentre l’amore è simile a una rosa.
Può esserci come non esserci, ma non puoi mai averne certezza, non porta con sé una garanzia di immortalità.
Al matrimonio ti puoi attaccare, comporta un certificato, è sorretto da un tribunale.
Alle sue spalle stanno la forza della polizia e il potere della magistratura e se qualcosa non va, tutti accorreranno in sua difesa.
Ma con l’amore…
Certo, ha la forza delle rose, ma le rose non assomigliano ai poliziotti o ai magistrati, esse non possono offrirti alcuna protezione.

L’amore è fuggevole, il matrimonio viene e resta per sempre.
E’ un fenomeno cadaverico, è una istituzione.
E’ semplicemente incredibile come alla gente piaccia vivere nelle istituzioni.
Spaventati, paurosi della morte, essi hanno eliminato intorno a loro ogni sentore di morte.
Si circondano con l’illusione che tutto rimarrà immutato.
Ogni cosa è stabile e rassicurante.
Riparandosi dietro questa certezza, si creano un’immagine di sicurezza, ma questa è pura stupidità, è assolutamente sciocco.
Niente può salvarli:
un giorno la morte verrà a bussare alla loro porta ed essi moriranno.

 


    

 

Puoi possedere le cose per sempre, inoltre le puoi sempre sostituire.
Se perdi una macchina puoi sostituirla con un’altra macchina identica.
Ma non puoi rimpiazzare una persona – se tua moglie muore, la perdi per sempre.
Potrai risposarti ancora, ma nessuna donna potrà mai sostituirla – nel bene e nel male, nessuna donna potrà mai essere come lei.
Se muore il tuo bambino puoi adottarne un altro, ma nessun bambino adottato avrà lo stesso tipo di relazione che poteva avere tuo figlio.
Quella ferita rimane, non potrà mai rimarginarsi.
Chi ha troppa paura della morte diventa timoroso della vita.
E accumula cose: una casa principesca, una vettura enorme, milioni di dollari, di rupie e mille altre cose, tutte cose che non possono morire.
Una rupia ha meno possibilità di morire di una rosa, e  questa gente non si cura delle rose, continua solo ad accumulare rupie.

Una rupia non muore mai, è quasi immortale, ma una rosa …
Al mattino era viva e alla sera già non è più.
Costoro hanno paura delle rose, evitano persino di guardarle:
E se talvolta ne hanno desiderio comprano fiori di plastica. Vanno meglio.
Con i fiori di plastica non hai problemi, perché offrono una sensazione di immortalità.
Possono resistere al tempo per sempre e in eterno.
Una vera rosa – al mattino è stupendamente viva, e alla sera non è più, i suoi petali sono caduti a terra, è tornata alla sorgente da cui era uscita.

 


    

 


… Immagina qualcuno che non ha mai visto uno specchio.

Può forse chiudere gli occhi e vedere il suo volto? E’ impossibile.

Non è in grado neppure di immaginare la sua faccia, non può meditare sul suo aspetto.

Ma un uomo che ha incontrato uno specchio ci ha guardato dentro, e per suo tramite ha conosciuto il suo volto, ora può chiudere gli occhi e vedere il volto dentro di sé.

Questo accade in una relazione.

Quando una persona entra in una relazione d’amore si affaccia a uno specchio che riflette il proprio sé, e attraverso questo riflesso giunge a conoscere cose che prima non aveva mai saputo esistessero in lui.

Attraverso l’altro arriva a conoscere la sua rabbia, la sua avidità, la sua gelosia e il bisogno di possedere, la sua compassione, il suo amore e mille altri stati d’animo.

Attraverso l’altro si confronterà con molti stati del suo animo a lui ignoti, e un po’ alla volta giungerà il momento in cui potrà restare solo: potrà chiudere gli occhi e vedere direttamente la sua consapevolezza.  

 


      


... L’uomo è un essere cosciente.

La consapevolezza è un telescopio, si può guardare dalla parte sbagliata.

E la parte sbagliata presenta anche alcuni vantaggi – e questo rende il problema più complesso.

Usare il telescopio dalla parte sbagliata ti permette di vedere che i vantaggi non mancano.

Perlomeno sulle distanze brevi, i vantaggi possibili sono molti.

Coloro che hanno coscienza del tempo sono avvantaggiati rispetto a coloro che non sono affatto coscienti del tempo.

La gente che ha coscienza della morte raggiunge molti più obiettivi di quanti non hanno affatto coscienza della morte.

Per questo l’Occidente continua ad accumulare benessere materiale mentre l’Oriente è rimasto in povertà.

Se non hai coscienza della morte, cosa te ne importa?

La gente vive momento per momento come se il domani non esistesse.

Chi ha voglia di accumulare? Perché?

Oggi è una giornata stupenda, perché non celebrarla...

penseremo al domani quando arriva.

In Occidente è stato accumulato un immenso benessere perché esiste una profonda coscienza del tempo.

E la vita è stata sminuita ad oggetti d’uso, cose materiali – grattacieli.

Un immenso benessere è stato raggiunto…

 

 

 



 

 

 

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