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(se l'avete già letta,cliccate qui... continua)

 

 

 

Sono una donna felicemente sposata da vent'anni con un uomo al quale sono legata da un amore profondo e da questa nostra unione sono nate tre figlie. 
Due anni fa ho ritenuto giusto lasciare un occupazione perché ho avuto la gioia di diventare per la terza volta madre.
Ultimamente, a causa della vita che conduco, tra cambi di pannolini, minestrine, accudire la famiglia, seguire passo per passo la bimba piccola mi ha portato ad avere qualche disturbo dovuto allo stress.      

                                                   
 

In questi giorni sto praticando una terapia Shiatsu per motivi di salute e confidandomi con il mio terapista che considero, come dico io, un amico "speciale" è scaturito questo mio stato d'animo, dovuto forse al fatto che mi manca quello scambio sociale e verbale che il mio lavoro mi portava ad avere con le persone.
Compresa con fulminea intuizione la mia situazione e conoscendo bene il mio carattere, mi propone di esporre il mio approccio e conoscenza che ho avuto con lo Shiatsu in modo che altre persone sappiano di questa nuova e particolare Tecnica anche da un esperienza realmente vissuta.
Con entusiasmo ho accettato.
Come ho detto all'inizio, ho un marito e tre figlie ma prima di arrivare a questo punto ho dovuto superare vari ostacoli sia fisici che psicologici.
Per raccontare la mia esperienza devo necessariamente ripercorrere alcune tappe fondamentali della mia vita.  

Ci troviamo nel lontano, ma non molto 1987 ed ero una donna molto nervosa, facilmente irritabile, divisa tra il ruolo di madre e lavoratrice, tra le faccende domestiche, figlie, marito e pratiche, moduli da compilare, tra Consigli di Classe, impegni politici e sociali e Corsi di aggiornamento per rendere professionale al massimo la mia occupazione.     

                                                                
 

Questa vita così piena mi creò dei disturbi a detta dei medici "neurovegetativi", ingerivo calmanti omeopatici e non, certamente mi rendevano più tranquilla ma mi stavo accorgendo che ero scesa in una profonda apatia ed indifferenza verso le persone e le cose che mi circondavano, inoltre il senso di affanno e di spossatezza che si erano creati in me non accennavano a regredire.
Così, con mio marito, iniziai a consultare un neurologo che mi prescrisse delle semplici analisi del sangue.
Dai risultati venne alla luce un'anemia dovuta a carenza di ferro e valori dell'emoglobina molto bassi, cominciai a sconvolgere la mia dieta, inserendo qualsiasi alimento che potesse contenere e quindi assimilare questo elemento.
Dopo tre mesi ripetei gli esami ma nulla era cambiato, anzi facevo fatica a rifare i letti, salire le scale, andare in bicicletta, occuparmi della casa, della famiglia, mi svegliavo e mi addormentavo con il "fiatone".

                                                                                         
 

Stanca di questo, mi rivolsi ad un ematologo che dopo aver valutato la situazione mi prescrisse altri esami del sangue, più specifici (HB1, HB2, HB fetale, ferritinemia, transferrina, reticolociti ecc.) temendo di trovarsi di fronte ad una paziente affetta da un'anemia latente o addirittura una microcitemica, date le mie origini pugliesi.
Per fortuna non fu il mio caso ma gli esiti indussero lo specialista a diagnosticare un'anemia sideropenica ferropriva.
Mi prescrisse, dapprima compresse di ferro, fialette, bustine, intramuscolo, fino ad arrivare alle endovene da praticare alternativamente per trenta giorni.
Questa cura si rivelò efficace ed alternavo alle endovene, periodi di ferro preso per via orale, dieta mirata e calmanti.
Dopo tre anni circa sembrava che tutto fosse ormai un ricordo anche se a volte riaffioravano i sintomi e di nuovo avevo la necessità di farmaci.
Fino al giorno in cui, dopo aver subito un intervento discale alla colonna vertebrale, mi rivolsi ad un fisioterapista per una terapia di riabilitazione e ginnastica mirata a tale scopo.
Durante alcuni esercizi che richiedevano un impegno maggiore da parte mia,

                                                                                                    

l'occhio attento del giovane dal camice bianco percepì qualcosa che non andava, malgrado tutti i miei sforzi per mascherare il mio imbarazzo.
"Come mai ti affatichi così facilmente?" mi chiese:
"Sa, ho problemi con un tipo di anemia che non mi permette una buona ossigenazione del sangue. Invece di durare centoventi minuti, un mio globulo rosso ne dura sessanta e di conseguenza ha bisogno della sostituzione che il mio organismo stenta a riprodurre!". Risposi rassegnata
"Ho capito, ma stai facendo qualcosa?"
"Per un periodo ho seguito una cura, poi mi aiuto con l'alimentazione ma non assimilo ferro a sufficienza"
"Conosci lo Shiatsu?" mi domandò deciso
"No cos'è?" risposi incuriosita
"E' una antica forma di trattamento terapeutico giapponese che si basa sul principio di riequilibrare l'energia vitale che fluisce nel sangue di ogni essere umano tramite dei canali chiamati "meridiani", i quali controllano le funzioni

 psicologiche,  emotive, mentali e spirituali"            
"Perbacco è interessante, potrebbe aiutarmi?" chiesi speranzosa
"Proviamo, ma prima ti consiglierei di ripetere le analisi in modo da programmare la quantità delle sedute e la durata della terapia"
"D'accordo, allora quando saranno pronte gliele mostrerò!"
Il giorno dopo passai dal medico per la prescrizione, in seguito per il prelievo e dopo tre giorni c'era scritto quello che temevo: emoglobina 10,9, sideremia 37, ematocrito 31,3, globuli rossi 3.770.000.
Anche se le speranze mie e di mio marito iniziavano a vacillare, corsi dal mio terapista tenendo tra le mani quei due fogli di laboratorio che confermavano la diagnosi precedente.
Dopo aver letto l'esito, Claudio (è il suo nome) mi guardò attentamente e colse i miei occhi stanchi e rassegnati ad una esistenza fatta di alti e bassi, di giorni felici ed altri tristi e disse soltanto questo:
"Iniziamo mercoledì alle 15,30, vedrai che ce la faremo".
Così affrontai, sostenuta da mio marito, che mi è sempre stato accanto anche nei momenti più difficili, questo ennesimo cammino verso un'anelata guarigione, consapevole che sarebbe stato lungo e non privo di difficoltà ma ero disposta a fare tutto il possibile per riconquistare quella vita "normale" che mi ero lasciata alle spalle molti anni prima


 

Acquistai la "divisa" per la terapia, piccole cose, un pantalone, una maglietta, un paio di calzini, tutto rigorosamente di cotone bianco e suonai al campanello del terapista.
Mi aprì quel giovanotto dagli occhi chiari che già conoscevo, anche lui vestito allo stesso modo, aveva più di me solo il camice.
"Ben arrivata, puoi cambiarti nello spogliatoio" mi disse
"Ti ringrazio" risposi
Dopo cinque minuti uscii e mi accompagnò verso una porta, la aprì e scesi con lui una piccola rampa di scale.

Mi trovai di fronte una stanza adibita esclusivamente per la terapia. Delle tende scendevano dal soffitto ritraendo due pavoni. Appesa alla parete sinistra una tavola intarsiata in legno massello con inciso il simbolo della parola "Shiatsu" due segni che si sostengono uno con l'altro; alcuni oggetti tipicamente giapponesi erano stati sistemati con minuziosa cura su due piccoli mobili, accanto, delle lampade orientali; minuti sgabelli si accompagnavano ad un altrettanto minuscolo tavolino dove spiccava con tutta la sua maestosità una lampada dalla base rotonda ed il "cappello" raffigurante alcune immagini orientali.

Sul pavimento tra i due mobiletti, si notava un particolare ampio materasso, chiamato "futon", ricoperto appositamente da un telo di colore azzurro, sparsi sopra di esso piccoli cuscini quadrati di vari colori; in fondo alla stanza, appese al muro, tante piccolissime maschere colorate di origine giapponese.

                                             

Il tutto sovrastato dal colore azzurro che ricopriva ogni più piccolo spazio delle pareti e del soffitto.
"Stenditi ed allarga le braccia all'altezza delle spalle, chiudi gli occhi, rilassati e respira con l'hara"
Accorgendosi della mia espressione interrogativa, continuò:
"Ah già, non ti ho spiegato cos'è. Allora! E' quella parte del corpo che và da sotto le costole fino all'altezza del pube, mi raccomando non respirare con il petto ma con la pancia. Quando inspiri, gonfiala e quando espiri fai uscire l'aria dalla bocca, lentamente, fino a terminarla".
Così feci.
Inizialmente posò la sua mano destra rilassata sulla mia hara stando attento a percepire ogni più piccolo sussulto o rumore provenire da essa, poi avvicinò anche l'altra esaminando tutta la superficie dell'addome.

 

Dopo qualche minuto iniziò ad esplorare con le dita i Meridiani del mio corpo tenendo sempre ferma la mano madre (così è chiamata la parte che sosta sull'hara) e facendo scorrere lungo il corpo, l'altra (mano figlia).
Sentii ad un tratto, lungo le gambe la pesantezza di entrambe le sue mani ma, inspiegabilmente avvertivo la presenza della mano madre rimanere sulla pancia, un intenso calore che non sapevo da dove provenisse.
Questa tecnica a "tre mani" non mi lasciò per tutta la durata della seduta e, terminata, accostandosi al mio orecchio destro, mi sussurrò:
"Grazie, ho finito"
Seduti a gambe incrociate ci scambiammo le sensazioni, ciò che avevo provato durante quei cinquanta minuti che erano volati.

                                               

Gli raccontai della stranezza che avevo avuto e, sorridendo, mi spiegò che con le dita aveva esplorato i "meridiani" ma con gli occhi aveva continuamente fissato la mia hara, dandomi la sensazione di una terza impossibile mano che emanava energia e quindi calore.
Ci furono altre sedute come quella e passarono i giorni, le settimane.
Dopo circa tre mesi, al termine dello Shiatsu mi disse:
"Rita, sei pronta a ripetere le analisi?"
"Certamente" risposi con ottimismo.
Con il passare del tempo mi ero accorta che in me era cambiato qualcosa.
Curavo di più il mio aspetto, comprendevo meglio le figlie, in quel periodo adolescenti, sentivo di avere più energia in casa, avevo ripreso ad andare in bicicletta, con mio marito mi iscrissi ad un corso di ballo "classico", imparammo il valzer, il tango, il

 

cha cha cha, la rumba ecc., con le rispettive "figure";               nel lavoro ero più disponibile; partecipavo attivamente alla vita politica senza risentire alcun disagio o malessere. A farla breve, ero un'altra donna.
Mi sottoposi al prelievo e pochi giorni dopo, mio marito volle accompagnarmi a ritirare l'esito: lo passai a lui e data un occhiata al foglio, vidi il volto del mio uomo illuminarsi e baciandomi disse:
"Si sono sbagliati, non sono le tue!"
"Come non sono le mie! Fai vedere" ribattei.
Con grande stupore, ma in cuor mio non tanto, lessi i valori dell'esame emocitrometrico. Più alti dei precedenti.
Corremmo a casa e li confrontammo con gli altri: emoglobina 12,6; sideremia 51; ematocrito 36,8; globuli rossi

 4.320.000, tutti, tutti erano aumentati.  


Telefonai a Claudio e dal tono della sua voce capii che era emozionato e soddisfatto.
Feci vedere i risultati anche all'ematologo e si meravigliò dell'improvviso cambiamento.
Provai a spiegargli che era merito di una terapia giapponese che non includeva farmaci ma soltanto dei particolari massaggi lungo il corpo, tipo agopuntura senz'aghi ma dall' espressione palesemente scettica mi considerò sicuramente una donna con qualche rotella in meno.
Mio marito ed io sapevamo però che non c'era altra spiegazione plausibile.

Continuai le sedute, un giorno a settimana, come terapia di mantenimento, anzi, mi documentai su questa tecnica orientale.
Acquistai dei libri,  scritti dal Maestro Ohashi, il primo a sperimentare in Occidente lo Shiatsu, studiai lo "Zen" la filosofia di vita orientale,
   

     

  seguii un corso di base con il mio terapeuta, applicai la mia minima conoscenza prima su di lui, poi sulle mie ragazze quando si presentavano semplici disturbi come mal di testa, mal di pancia ecc. alleviandone il dolore.
Una mattina, a tale proposito, mia figlia di quattordici anni si svegliò con un forte mal di pancia.
Mio marito corse in cucina a prepararle una camomilla, nel frattempo, rimasta seduta accanto a lei, ebbi l'idea di farle lo Shiatsu sull'addome, raccomandandole di sentire e seguire il suo respiro, gonfiando e sgonfiando la pancia, dimenticando il dolore che provava.
Dopo circa cinque minuti, tornò mio marito con una tazza fumante di camomilla, pronto a porgerla alla ragazza ma si trovò di

 fronte a Sara (è il suo nome) che, con il volto rilassato, aveva chiuso gli occhi:dormiva.    

 

            "Cosa le hai fatto?" mi domandò stupefatto.
"Un massaggio Shiatsu" risposi semplicemente.
"E adesso cosa ci faccio con la camomilla?"
"Ah non lo so!"
"Me la bevo io" e così dicendo trangugiò tutto d'un fiato il liquido, mi diede un bacio ed uscì per recarsi al lavoro.
Man mano che progredivo con la conoscenza feci alcuni esperimenti: sbucciare le patate appena lessate senza sentirne il calore eccessivo; trasferire con la mente l'energia che era in me concentrandola sul palmo delle mani facendole scaldare e posizionarle ad esempio, sul torace di mio marito che si prestava come cavia, facendolo sobbalzare perché scottavano.
Durante una delle tante sedute che seguii, avvenne un fatto inspiegabile. Mentre il mio terapeuta stava trasferendo la sua energia positiva sul mio corpo, sentivo di comunicare con la sua mente, eravamo un unico essere.
Portava un orologio tradizionale al polso sinistro, quel continuo ticchettio mi deconcentrava, inconsciamente lo trasmisi mentalmente a Claudio. Si fermò, si tolse l'orologio e lo pose sul futon accanto a sè.
Il rumore però continuava a martellarmi nelle orecchie e lo "comunicai" al terapeuta che, prese l'orologio e lo nascose sotto il cuscino.

In un pomeriggio particolarmente ventilato, scendemmo nel giardino dello studio, accostammo uno contro l'altro i palmi delle nostre mani, concentrammo la nostra forza energetica su di essi, qualche minuto
dopo provammo a distanziarli, ma

 più cercavamo di allontanarci e più sentivamo una forza invisibile che li attraeva             .
Rilassando la concentrazione notammo che piano piano le nostre dita si allontanavano ma il vento che sentivamo sul nostro corpo era inesistente tra lo spazio che si era venuto a creare tra i nostri palmi, bensì uno strano calore scaturire da essi.
Ritornando alle sedute, facevo dei controlli periodici, ogni volta con risultati più che soddisfacenti.
Passarono due anni e tra me e Claudio si instaurò una "simpatia vitale" come viene chiamato dai cinesi il rapporto tra terapeuta e paziente.


Mi confortò e mi diede coraggio in un periodo particolare della mia vita, quando fui turbata da un responso medico che riguardava mio suocero, esortandomi ad avere fiducia e speranza; mi aiutò a superare un ricovero della mia figlia maggiore, colta da un collasso, parlandomi e spiegandomi con la sua solita pacatezza che si sarebbe risolto tutto in pochi giorni e per questo non lo ringrazierò mai abbastanza.
Durante le sedute successive, quando notava la mia espressione pensierosa, mi diceva:
"Devi credere in ciò che stiamo facendo, non ti arrendere mai e lotta con tutte le tue forze".
Crebbe una reciproca stima e profonda amicizia, tale da confidargli un mio problema molto intimo: la volontà di avere un terzo figlio che stentava a far capolino dopo alcuni anni di  vani tentativi.
Mio marito ed io eravamo ormai rassegnati, si poteva attribuire alla mia passata anemia, all'età non più tanto giovane  oppure semplicemente perché era "scritto" che saremmo rimasti in quattro.
Erano i primi giorni di maggio del 1995, quando, al termine di una ennesima seduta mi accorsi, al risveglio, che una luce nuova

                                  brillava negli occhi di Claudio.                  Sconcertato, mi disse:
"Percepisco una strana sensazione, come se la tua energia vitale si fosse raddoppiata. Ne distinguo una molto forte e l'altra debolissima come se nascesse ora".
"Sei matto" dissi istintivamente
"Forse mi sbaglio. Facciamo passare una decina di giorni, se ho visto giusto festeggeremo!"
Non dissi nulla a mio marito per non illuderlo ancora una volta. Quei dieci giorni sembrarono un eternità, ma passarono, e, terminata quella indimenticabile seduta, cercai nel suo sguardo la conferma della sua diagnosi. Ci fu.
"Aspetti un bambino!" Mi disse con un sorriso che spaziava da un orecchio all'altro.
"Cosa? Come? E' impossibile! Non ci credo!" riuscii a pronunciare soltanto, mentre gli occhi dall'emozione erano diventati lucidi

.
"E' vero, te lo dicevo io, non hai voluto credermi l'altra volta, ne va della mia "professionalità" disse scherzando.
Gli stampai un bacio sulla guancia e come un fulmine arrivai a casa.
Lo dissi a mio marito, in principio rimase attonito, poi, sedutosi per non svenire, riuscì a pronunciare:
"Speriamo che sia maschio!"
Scherzava, lo sapevo benissimo. Mi baciò delicatamente sulle labbra, con gli occhi bagnati di lacrime e subito dopo aggiunse:
"Scherzavo, l'importante che sia sano!"
Il 20 maggio il test di gravidanza in laboratorio dava il risultato positivo ed insieme facemmo partecipi del nuovo arrivo le nostre figlie, che reagirono alla notizia con entusiasmo, ci stringemmo in un abbraccio, certi di affrontare questa insperata avventura, tutti uniti.

                                       

Le successive sedute, fino al lieto evento si trasformarono in uno Shiatsu molto più "dolce", senza pressioni particolari, con esercizi di rilassamento, respirazione, concentrazione e meditazione per andare incontro, più tranquilla e serena possibile al fatidico giorno.
Il mio terapeuta, "sentendo" il bambino che cresceva dentro di me, mi tranquillizzava sui miei timori di madre quarantenne, dicendomi:
"Percepisco che la gravidanza procede regolarmente, tuo figlio è sano, ha un incredibile energia vitale e non ci saranno problemi al momento del parto".
"Ti ringrazio, mi sento rassicurata".
Continuai a leggere altre pubblicazioni su questa "Medicina".
Conobbi la Teoria delle tre "A" (Ascoltare, Appoggiarsi, Amare) attraverso il simbolo dell'ideogramma giapponese della parola Shiatsu (due segni appoggiati l'uno all'altro come se il tratto inferiore, quello più debole, sia lì per sorreggere quello più lungo, il più forte) che sta a simboleggiare l'incontro di due esseri umani, in una fattiva comunicazione che include anche aiuto e sostegno reciproco.
La Teoria dei "Cinque Elementi" (Legno, Fuoco, Terra, Metallo, Acqua), il Legno è l'albero della Vita che cresce e si sviluppa; il Fuoco è il sole e il calore che ci riscalda; la Terra è ciò che ci sostiene e nutre; il Metallo è la nostra stessa struttura molecolare; l'Acqua ci purifica e spegne la nostra sete.


L'Energia Vitale del Ch'i: "Ascoltare con le proprie orecchie, non è così efficace come sentire con la propria mente. Ascoltare con la
propria mente, non è così efficace come sentire con il proprio Ch'i. Ciò che l'orecchio ascolta è ciò che in realtà accade, ciò che la mente ascolta è ciò che non è ancora successo ma rimane nella mente, ciò che il Ch'i ascolta è intuitivo e proviene dalla profondità della propria natura".
Grazie a questa conoscenza, divenni una persona più energica, piena di vitalità, capace di affrontare qualsiasi ostacolo si fosse presentato nella vita. Durante tutta la gravidanza, nonostante il peso decisamente aumentato, riuscivo a svolgere qualsiasi attività, sia in casa che al lavoro. Mi sentivo una donna con dieci anni di meno ma con una maturità maggiore.
Allo scadere della 38^ settimana nacque mia figlia Alessandra, sana, libera, senza capelli ma con un visetto roseo, un espressione tranquilla.         

                                       

Quando uscì dalla sala operatoria, nella culla termica, ad aspettarla fuori c'erano mio marito e le sorelle. Il pediatra chiese:
"Di chi è questa bella bambina?"
Mio marito era troppo emozionato e non si accorse di nulla, mia figlia Serena invece gli tirò la giacca e disse:
"Papà, non è nostra?"
Il padre con uno scatto esclamò:
"E' mia, è mia!"
Il dottore si fermò per fargliela guardare, tutti e tre fecero capannella intorno ad Alessandra, non era stata ancora lavata ma i suoi occhioni azzurri spuntavano da sotto il telo verde, non seppero trattenere le lacrime e le mandarono un bacio attraverso il vetro.
Anche durante il ricovero misi in pratica ciò che avevo appreso dallo Shiatsu, attenuando il dolore post-parto concentrandomi sul ritmo della mia respirazione.
Ora mi sento una donna felice, sicura di sè, realizzata, gioisco per le piccole cose e cerco di vivere in sintonia con me stessa e con chi mi circonda.

                                                                              Ho poco tempo da dedicarmi, pochi momenti di relax ma quando, la sera, mi siedo sul letto, accanto a mio marito, riesco a leggere qualche pagina di un libro o risolvo un cruciverba, mentre la radio in sottofondo arieggia un po' di musica, e mi accorgo del grande dono che mi è stato dato: una vita semplice ma serena, una famiglia sana e felice.
Prima di chiudere gli occhi, un atto di affetto si ripete tra noi ormai da più di vent'anni, un bacio sulle labbra accompagnato da due semplici parole: "Buonanotte amore".

Quando ripenso alla donna che mi sono lasciata alle spalle, molti anni fa, la mia espressione si fa cupa, ma subito dopo sorrido, perchè grazie a questa "Medicina", che ho provato personalmente, ho ritrovato il coraggio e la gioia di vivere.
 

                                                                                              

        settembre 1997

 

 

 

Cari Lettori, se siete riusciti ad arrivare fino alla fine della mia storia, senza essere sprofondati in un sonno profondo sulla sedia o sul divano, allora posso continuare...

Stavo dicendo... l’11 gennaio del 1996 nacque mia figlia Alessandra che da qualche mese ha compiuto 11 anni, ma tornando indietro...

 

     ........................................................

 

Non so se vi ricordate del mio fisioterapista che mi ha "guarito" dall’anemia, ebbene, proprio da quel "giovanotto" dagli occhi chiari, ebbi i primi insegnamenti sullo Shiatsu, lavorai con lui per un po’ di tempo e, quando mi disse: "Rita, mi dispiace ma non posso più "tenerti"... tornai a casa a fare la mamma a tempo pieno.

 

                                                                              

 

Poi, come segno del "destino", perché io credo che la nostra vita sia già tutta scritta in un libro a noi sconosciuto ma che  Qualcuno conserva gelosamente in uno scaffale del "futuro",

 

                                                 

 

mio marito, che non comprava mai il giornale, acquistò un quotidiano, all’interno come pubblicità mi colpì subito un’Università di Shiatsu a Roma, una vocina mi diceva che dovevo fare "qualcosa"... telefonai in Segreteria e mi mandarono la documentazione per l’iscrizione al primo anno... così divenni una nuova "alunna" di quella Scuola, ottenni il Diploma di Operatore Shiatsu Stile Tradizionale Cinese e Giapponese nel 2001.

 

                                                                      

 

In seguito, fui sempre presente agli Aggiornamenti organizzati dalla Scuola ed approfondii altre tecniche di Medicina Tradizionale Cinese, come la Cromopuntura, la Reflessologia Plantare "Zu" e l’Anpuku ovvero il Massaggio Taoista dell’Addome...

E’ passato tanto tempo da allora, ho perso degli Amici molto cari, ne ho trovati altri che seguivano il mio stesso "cammino" e che "Qualcuno" mi ha fatto incontrare, ho ritrovato Amicizie che credevo ormai finite; del resto è questa la vita: le persone vanno e vengono ma soltanto quelle che ti hanno lasciato "qualcosa" nel cuore sono le più importanti...

 

                                                                  

 

Le mie figlie più grandi sono ormai "cresciutelle" ed abitano insieme, da sole, beh da sole si fa per dire, con loro vivono una cagna (Totti) ed una gatta (Trinity), trovatelle... nella casa dei nonni, che ringraziando Dio mi accompagneranno ancora per un po’ di anni... la piccola sta con me e mio marito nella casa "nuova", con una cagna (Izma) ed una gatta (Kuzco), anche loro raccolte per strada, abbandonate a poco più di un mese..., che si rincorrono per casa come due pazze, rischiando di essere schiacciate da qualche "pantofola"... ma che non potrebbero vivere l'una senza l'altra.

 

                                                                                          

 

 Quando pensavo che ormai la mia vita fosse arrivata al suo "traguardo", ecco riaffacciarsi la mia anemia che ormai avevo dimenticato... inaspettatamente il mio Maestro di Shiatsu e di Vita, Insegnante della Scuola frequentata, mi telefonò, parlammo del più e del meno, dei nostri progetti e dal tono della mia voce, capì che c’era qualcosa che non andava...

 

                                                                   

 

Gli spiegai che era riapparsa la mia anemia, che ero "vuota", rassegnata, non avevo voglia di fare nulla, iniziavo a trascurare la mia famiglia ed il lavoro... così andai da lui per qualche trattamento, mi trovò "morta" dentro, completamente "apatica", non mi interessava più nulla e stavo sprofondando in una lenta depressione.

 

                                                                                    

 

I suoi occhi divennero rossi dalla "rabbia": <<"Forza Rita, non devi mollare, hai una famiglia da "tirare" avanti, un oggetto, una casa, li puoi cambiare ma una persona no... non potrà mai essere sostituita. Dai, datti da fare, cerchiamo insieme di superare questo "ostacolo". A tutto c’è una soluzione, basta cercarla...">>

 

                                                                          

 

Iniziammo le nostre "sedute"; passò qualche mese, mi ero accorta che le cose andavano meglio e ciò fu confermato anche dal miglioramento delle analisi del sangue. Durante una delle nostre "chiacchierate" finali dopo il trattamento, mi parlò della Scuola che dirige e mi spronò a rimettermi in "gioco", a continuare gli studi, a dare un nuovo senso alla mia vita, ad approfondire la Medicina Tradizionale Cinese, perché, conoscendomi molto bene, sapeva che la mia "passione" non era finita con il diploma o con gli altri attestati..., e fu così che Claudio (nome che ha significato molto nella mia vita), ebbe un’allieva in più...

 

                                                                                                                                                    

 

Certo, la distanza era molta, circa 150 chilometri andata e ritorno ma la forza di volontà e la voglia di raggiungere un traguardo da me fissato, ebbero il sopravvento... Frequentando la scuola, l’"aria" che si respirava, così "limpida", "pura", l’accoglienza che mi era stata riservata dagli splendidi Colleghi

 

 

che non conoscevo ma era come se fossero già passati sul mio "sentiero": una vera e propria famiglia, liberi di "crescere" ma attenendosi alle regole fondamentali che tutti gli Allievi erano tenuti a seguire: rispetto, serietà ed umiltà nei confronti del prossimo... un insegnamento educativo e di vita al quale il Maestro non ha mai rinunciato.

 

                                                                   

 

All’inizio presi il treno per un bel po’ di tempo, partivo la mattina del sabato e tornavo la sera della domenica, per quasi tutto il primo anno del Corso.

 

                                                                             

 

Mancava qualche mese al termine dell’anno "scolastico" e mi sono detta: <<"Accidenti Rita, è mai possibile che non riesci a superare le tue paure, il terrore che ti prende quando sei sulle quattro ruote?, dai, fai vedere chi sei...">>

 

                                                             

 

Grazie all’autostima che aveva fatto di nuovo capolino, iniziò per me,una vita un po’ "diversa"...

Ed ora, ero lì... con il volante in mano, sola, dapprima ho pensato di "appiccicare" una bella P sul lunotto posteriore come per dire: "attenzione che sono principiante" anche se ho la patente dal 1983 (un po’ tardi no, per prenderla... vista la mia età anagrafica?), poi, ho tolto la "consonante" ed ho acceso le 4 frecce "attenzione, vado piano perché la mia macchina non ce la fa", alla fine, ho tolto proprio tutto e da sola soletta, ho preso "coraggio" e mi sono "lanciata" nella nuova avventura...

 

                                                                                

 

Pensate che sono riuscita, dico, sono riuscita a guidare lungo l'Aurelia ed il Raccordo e credetemi, non è stato facile percorrere 150 chilometri con l’ansia, la paura che non potessi farcela, io, io che usavo la macchina soltanto per portare mia figlia a scuola, fare la spesa ed al massimo, andare a qualche chilometro più in "là" del mio "paesello"...

 

                                                                

 

Sono al secondo anno e si è aggiunta, nell’"abitacolo" anche una mia carissima Amica che considero una figlia: Alessia, minuta, esile, "lunga lunga", occhi sempre spalancati, sempre pronti a meravigliarsi per un nonnulla, a godere delle piccole cose, visto che le è stato "tolto" prematuramente il bene più prezioso per una figlia e non specifico altro...

 

                                                                          

 

ma con un’enorme capacità di seminare "a pioggia" tanto Amore e chi viene toccato da questi "semi", come per incanto, apre le proprie "ali" e comincia a "volare"...; che non ha mai dubitato delle mie capacità di "pilota", si è affidata e si affida ancora a me nel seguire il "corso", così, tranquille tranquille, saliamo in macchina quasi ogni domenica per raggiungere la Scuola; arrivate, c’è la nostra sosta obbligatoria: cappuccino e cornetto (favoloso) in un bar sotto l’edificio, che sarebbe un peccato superarlo, senza "saltarci" dentro e fare una "pausa" per rilassare un po’ la nostra muscolatura e la nostra mente...

 

                                                                   

 

Sono "cresciuta" e sto crescendo in questa Scuola Taoista di Shiatsu, frequento il secondo anno di Assistentato Shiatsu, indosso con orgoglio la divisa da Allieva Assistente, il Maestro è sempre presente sia alla pratica che alla teoria, pronto ad elargire, come il buon contadino semina il suo campo, il suo sapere e le sue esperienze di vita vissuta. Il Tao dice che: "il Maestro per essere un buon Maestro deve sapere 10 volte tanto di ciò che insegna ai propri Allievi". Credo che non ci sia nulla di più vero che gli "calzi" a pennello...

 

                                                                                                  

 

Se lo poteste conoscere, sono certa che la prima cosa che vi verrebbe in mente nel guardarlo, sarebbe: "E’ un Buddha!", così calmo, tranquillo, nulla lo scalfisce e nulla lo inquieta, ha una spiegazione a tutto o forse non ne ha nessuna, vive in armonia con chi e con ciò che lo circonda, ha messo davanti a tutto e a tutti l’essere se stesso in ogni circostanza ed insegna a noi allievi "forma, tecnica, presenza, punti" ma soprattutto Amore, Lealtà, Umiltà e Rispetto, prima per noi stessi e poi verso gli altri e per questo sarà sempre un esempio nella mia vita e lascerà  l'impronta delle sue "orme" lungo la mia "strada".

 

 

L’anno scorso, a settembre, sono partita insieme al Maestro ed altri Colleghi per l’"avventura" A.P.O.S., mi spiego... superare gli esami per diventare Operatore Certificato di questa importantissima Associazione Professionale Nazionale  così fatti i bagagli e raggiunta la Scuola, ci siamo "imbarcati" sulle auto per arrivare alla "meta" (Parma). <<Ragazzi... che esperienza!!!>> Avere l’onore di conoscere un grande Maestro Zen (semplice, umile) che teneva il Corso di Aggiornamento e Valutazione... Mentre insegnava a noi Allievi, senza il minimo "imbarazzo" puliva un vecchio, imponente "bonsai"

 

                                            

 

accanto alla finestra, dalle sue piccole foglie gialle e con la delicatezza di un cucciolo di gatto, le raccoglieva nella sua mano sinistra e le poggiava sul davanzale, incrociando ogni tanto i nostri sguardi increduli 

   

                                                                                

 

per tanta "attenzione" verso una pianta... ma anche una semplice pianta è un essere vivente e come tale va seguita e curata...

 

                                                                  

 

Al momento dei fatidici esami (sei prove), eravamo tutti emozionati ma ci siamo lasciati "andare" a ciò che avevamo appreso dal nostro Maestro, le nostre dita si sono fatte "trasportare" e si muovevano da sole, sicure, la forma, l’eleganza nei gesti, il rispetto verso il ricevente hanno fatto il resto: promossi tutti...

 

                                                                                                 

 

Così, al quarto giorno, siamo ripartiti verso casa, felici e sereni per aver superato anche questa "prova" professionale e di vita.

Adesso ho un piccolo studio, qui a Ladispoli, che condivido con due persone "speciali", due colleghe Psicologhe che ho il piacere e l’onore di conoscere da una manciata di anni ma come dico sempre io: "l’Amicizia, quella vera, non ha bisogno né di spazio e né di tempo"... e loro sono nuove "foglie" del mio Albero degli Amici.

 

 

 

L’ ho arredato con poche, semplici cose: un futon, una piccola scrivania, un piccolo stereo che "emana" melodie atte a rilassare le persone che si stendono sul "materassino", una piccola teiera che fa le funzioni di "scaldino" per offrire una piccolissima ciotola di the alle persone che varcano la soglia della mia porta... e tanti oggetti orientali che hanno, ognuno, un significato diverso e che sono stati scelti per dei motivi precisi...

 

                                                                                                          

 

Ecco... come trovare le parole giuste per terminare la mia "storia"? Forse dicendovi che ho superato tutte le mie paure, le incertezze, i problemi riguardanti la salute? No... non direi la verità, ma una cosa ve la posso dire: vivo giorno per giorno, con la mia famiglia, le grandi spesso c’è l’ho fra i "piedi"(scherzo), con i miei Amici che, prendendo spunto da una battuta del vecchio angelo Clarence nel film più bello che abbia mai potuto vedere "La vita è meravigliosa" recita così:

 

 

 "nessun uomo è solo fino a quando avrà degli amici",con la Scuola, con i Colleghi, con il lavoro e con i miei impegni politici, i miei occhi sono attenti alle semplici cose che si "affacciano" ogni volta che nasce e tramonta il sole, il mio cuore si "accontenta" delle piccole gioie che mi fanno ancora emozionare e meravigliare come una "bambina" nascosta in me, che ogni tanto esce allo "scoperto" e mi sussurra: << Guarda Rita, il sole è coperto dalle nubi, ma c'è...

tu riesci a vederlo?>>

 

                                                                      

 

 Allora rispondo di sì, sì riesco a vederlo e finchè avrò questa sensazione, quella bambina  non smetterà mai di crescere nella mia "mente" e nel mio "spirito"

 

                                                                

 

Grazie per avermi seguito fin qui ed auguro a tutti voi: "buona vita..."            

 

      giugno 2007

 

 

22.05.2002 "le mie nozze d'argento"

  

(se avete commenti, suggerimenti, domande... scrivetemi e vi risponderò volentieri)

 

                                                                                                                                 

 

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